Devo ringraziare tutti per l'elevato numero delle visite, sono davvero felice, grazie ;D! Forte di questo, ho dedicato un po' di tempo a rinnovare la grafica, spero non sia stato tempo perso, che vi piaccia insomma.
Non guardo mai la televisione, non ne ho mai il tempo e la trovo di una noia apocalittica, meglio YouTube. Ho scoperto da pochi giorni Full Metal Alchemist, trasmesso ovviamente da mtv, che se non fosse per il monopolio teenager che c'è su trl, è un canale capace di parlare come nessuno fa. FMA è un anime giapponese, lotte, spade, magia e bla bla bla.
I disegni sono carini ma ho visto di meglio, l'ironia è quella classica dei manga nipponici. Ad avermi colpito è stato invece il nesso filosofico sotteso a tutta la serie, il principio dello scambio equivalente. È un argomento terrificantemente affascinante.
Il principio è perentorio: senza sacrificio, l'uomo non puo' ottenere nulla.
Per ottenere qualcosa, si dice che sia necessario dare qualcos'altro,
che abbia il medesimo valore.
La sentenza confonde. Lo fa a tal punto che non è impossibile dire con certezza se si è concordi o meno con essa. Nell'anime si scontrano proprio i due pareri:chi sostiene che lo scambio equivalente sia una legge intrinseca della natura, chi invece afferma che non esiste nessun principio di equivalenza.
Non è facile schierarsi, e forse non è nemmeno corretto farlo.
Esperienza insegna che spesso nella vita siano necessari grandi sacrifici per ottenere qualcosa a cui si attribuisce valore. Ma purtroppo non è vero il contrario, cioè
che grandi sacrifici portino necessariamente a grandi risultati.
Uno straniero sta morendo di sete, un passante gli salva la vita dandogli dell'acqua, ma in cambio chiede la sua casa e la sua obbedienza. Lo scambio è equivalente? Il valore chiesto dall'uomo e molto alto confronto ad una fiaschetta d'acqua. Tuttavia sta salvando la vita al povero assetato.
Ma lo scambio è equivalente? Ci sono due risposte. Si, per potersi tenere la vita,il viandante ha dovuto dare tutto in cambio. Lo scambio equivalente viene rispettato. Eppure è anche possibile rispondere no, perché l'uomo con la fiaschetta ha ottenuto moltissimo sacrificando solamente una boccetta d'acqua.
Ma allora esiste uno scambio equivalente? Equivalente significa con uguale valore. Non ne sono sicuro, ma forse l'unico modo per effettuare uno scambio equivalente è che il sacrificio equivalga al desiderio in termini assoluti, non relativi. La boccetta è infatti vitale per lo straniero, ma non lo è per l'uomo che la cede. Il problema è tutto lì, la relatività del valore. Si potrebbe affermare che un oggetto dal valore assoluto è per esempio la vita, ma ci si rende presto conto che non è affatto vero, la storia lo insegna.
Quindi?
Mi piacerebbe concludere dicendo che questo principio non esiste ed è solo una favola per bambini, come la ratio suggerirebbe, ma c'è qualcosa di affascinante, oscuro, radicato nell'animo e difficile da portare a galla, che non rende affatto facile affermare l'inesistenza del principio dello scambio equivalente.
Questo è un ottimo esempio per il post "Non è semplice come sembra"...cercare di semplificare ciò che per sua natura è complesso, porta solo in errore :D.
Jacopo

Mi stavo domandando, in una milano di leccaculo a caccia di "conoscenze" che nel business delle serate milanesi contino qualcosa, quale sia il ruolo che gioca lo snobismo. Credo ci sia una disposizione naturale all'essere snob, senza la quale si risulta quantomeno antipatici o tutt'al più ridicoli. Non ho ancora visto nessuno che non sia ridicolo.

Non sostengo sia sbagliato esserlo, non sono un fottuto moralista, ma sono piuttosto convinto, per esperienza, che spesso lo snobismo celi una disarmante ragione fondo. E questo mi fa provare una sorta di tenerezza.
Io non sono snob perché credo nelle relazioni umane, di poter investire le mie forze per presentarmi alle persone e subirne il giusto giudizio (una persona che non giudica è una persona che non pensa, giudicare è saper plasmare un parere). Lo snob tutto questo lo evita.

Credo che lo snob si comporti così per mancanza di carattere, di identità. È praticamente l'insicurezza distillata: non riuscendo a colpire con la propria personalità e a rimanere impresso nella mente delle persone, l'individuo evita il confronto sociale e si rifugia dietro un teatrino, in cui giocare il ruolo di personaggio noto solo per fama.
Mi dispiace quando, cercando di conoscere una persona, mi accorgo che di fondo mantiene un atteggiamento snob, perché la mia curiosità di conoscerla si eclissa e diventa imbarazzo, non diventa stima o ammirazione, ma diventa proprio imbarazzo.
E la mia reazione è anche lieve! la maggior parte delle persone snob vengono odiate, e tuttavia immotivatamente! Quindi dov'è il vantaggio dello snobbing? Forse pretendo troppo dicendo che le persone che mirano alla fama sarebbero molto più "famose" e apprezzate se si sforzassero di imporsi con la propria personalità e socialità, perché resterebbero impresse nella mente assai positivamente e soprattutto più a lungo.

Non voglio di certo cambiare meccanismi sociali vecchi di secoli e ormai radicati nell'essere, ma sono convinto che ogni relazione che ho intessuto in questo primo anno milanese, da quelle vis a vis nei locali a quelle on facebook, dalle chiacchierate di cinque secondi ad intere serate insieme, ho messo in gioco quello che sono diventato in vent'anni e per fortuna non sento il bisogno di finire nel teatrino, che finito lo spettacolo smonta il palco e nessuno ricorda.
:) sono stracontento di aver conosciuto tantissima gente simpatica ad ogni serata (gasoline blanco rocket magazzonzi and so on...!)

Jacopo