Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt.
Quando Orazio scrisse "Cambiano cielo, non animo, quelli che corrono per mare" voleva far capire l'inutilità del viaggiare per liberarsi dagli affanni. E' una delle più grandi verità del giorno d'oggi, sfuggire ad un problema scappando altrove, in cerca di un sollievo. Ma cambiando cielo, non si cambia il proprio animo, e gli affanni restano.
Ultimamente, affanni non ne ho :), quindi viaggiare è puro piacere e suggestione.
Amo viaggiare in treno. Le suggestioni creative derivano dallo scorrere rapido delle immagini fuori dal finestrino, dalla percezione accelerata che si ha dello scorrere dello spazio, il susseguirsi di luoghi e realtà in successione. In antitesi a tutto questo, la stasi corporea. Staticità fisica, ma non mentale.
Probabilmente per il forte retaggio culturale che associa il treno a tutta la cultura classica moderna e post-moderna, mi perdo in viaggi dal sapore odissiaco, in cui mi stacco dalla mia vita di studente economo e cerco di tornare alla mia Itaca, l'arte.
La letteratura, la poesia e la pittura, sono intimamente legate all’idea del viaggio, della sosta tra tappe e percorsi della vita. E allora cosa sono le stazioni ferroviarie se non un crocevia di esperienze e di incontri?
Jacopo
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5 commenti:
Ok, I can't resist anymore, this is the second time I come here and I totally LOVE ur blog ^^!! I'll follow u, ce que vous écrivez est vraiment intéressant...et les photos et les dessins sont magnifiques! Claire xx
vraiment merci Claire, je suis heureux d'avoir des lecteurs français;D ahha
Leggendo questo post stasera,soprattutto l'incipit ho pensato "niente di più vero"; eppure poi mi ci sono arrovellata un pò su, e ho pensato che il viaggio è opportunità di scambio, si da ma si riceve anche. E l'incontro con l'altro può aiutarti a schiarirti le idee, a capire come rendere meno pesanti quegli affanni che ti tormentano. La metafora più banale del mondo è quella del viaggio fisico che cela in realtà un'iter interiore di crescita. Ma del resto non è forse sempre errata come deduzione.
Se viaggiare significa anche incontrarsi/scontrarsi con l'altro, non può questo essere d'aiuto, se non ad eliminare i propri problemi, per lo meno a trovare un modo per capire come affrontarli? Non mi metto contro Orazio, non ne sono in grado; ma se è vero che le angoscie, per quanto ti ci possa allontanare, restano, forse però viaggiando si scoprono nuovi approcci con i quali porsi di fronte alle solite, vecchie difficoltà. Ti voglio bene :)
:D sono d'accordo giulia, anzi, forse l'unico modo per risolvere un'avversità è per prima cosa fare i conti con se stessi e poi incontrarsi/scontrarsi con altri, in quello che chiamiamo viaggio. Tu e Orazio dite cose complementari:), tu sostieni il viaggio come iter conoscitivo, mentre lui critica chi usa il viaggio come evasione,futile fuga dalle avversità. Lui critica il modo sbagliato, tu poni la soluzione. Il tuo viaggiatore conosce se stesso, il viaggiatore oraziano sta solamente scappando ^^ Ti voglio bene anche io
Il tuo blog mi ricorda tanti bei momenti, rievoca temi che abbiamo trattato, discutendo o anche semplicemente vivendo e crescendo assieme per anni.
Davvero toccante.
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